Cantico delle
Api
Lo sciame d’api spunta dalle fronde,
sospinta e sazia nuvola ronzante,
bordeggia, gira e va simile alle onde, 3
al centro la regina, veleggiante,
lasciata vecchia casa alla partenza,
cerca un posto sicuro, edificante. 6
Le esploratrici d’esperta movenza,
nei tronchi, incavi o in un antro celato,
scelgon l’adatta, nuova residenza; 9
le guardiane proteggon lo steccato
coi pungiglioni, dure armi spianate,
e le architette inizian lo sterrato. 12
Le zampe, con ingegno incatenate,
sospendon fresca cera esagonale,
ch’esce a scaglie dalle pance serrate, 15
prodigio della ghiandola ventrale.
Il favo presto nel nido è postato,
su due facce, la dritta e la dorsale, 18
spalmato di propoli profumato,
pronta culla d’impaziente covata,
esagono perfetto e collocato, 21
di bella cera, solida e dorata,
materia metà terra e metà sole,
e per stoccar i mieli dell’annata. 24
Le api svezzan l’attesissima prole
e numerosa la colonia cresce
al suono di violini, arpe e mandole. 27
Portan polline, come carne e pesce,
a ritmo lesto le bottinatrici
e, come latte che dalla poppa esce, 30
gelatina profondon le nutrici
per le nidiate e la mamma regina
e dan lustro all’alvear le pulitrici. 33
Non ci son fior dai monti alla marina,
dai bianchi petali o color scarlatto,
che l’ape non assaggia o non strofina, 36
che fiuta e attinge con spedito scatto,
dei campi o dei castagni, acacie, aranci,
difficile o abbordabile l’impatto, 39
tal che al suo corpo il polline s’agganci
e ad altri fiori della specie uguale,
nei voli di raccolta, poi lo lanci. 42
Per le larve, di polline un quintale,
d’ogni tenore lo si va a scovare,
sapor di pappa, di foraggio e sale. 45
Il propoli è la malta dell’alveare
se usato a mo’ di resine industriali
per saldar la polis e fabbricare; 48
e toglie batteri e tormenti e mali,
quale balsamo e rimedio vitale,
nel cosparger cellette esagonali. 51
Miriadi d’api, al momento cruciale,
le più forti e più tenaci del lotto,
fanno raid sulla scena naturale; 54
per dir se il raccolto è più in là o più sotto
scodinzolano, scosse in una danza,
disegnando una linea curva ad otto, 57
a mostrar la rotta, luogo e distanza,
l’essenza, il nettare, l’aroma, il fiore
ed orientar dal sole alla fragranza. 60
Primavera pulsante nel tepore,
qual frutto della lirica ambientale,
affresca fioriture di candore; 63
e l’ape, intrepido cursor fatale,
liquore delicato il mattutino,
prelibato e colorato il serale, 66
va a predar, nei calici, il cristallino,
meraviglioso, augurale e sbocciato,
puro e grezzo alimento zuccherino. 69
L’arnia, reggia e rifugio, sia lodato,
adorna spartana tenda solare,
viaggia nel tempo, nel sogno, nel prato, 72
è una nave che solca l’alto mare,
è un modulo fra le valli spaziali,
è un canto nella giungla a sibilare. 75
Dalle terre nordiche a quelle australi,
adorate dee di civiltà antiche,
eco-faville accese spirituali, 78
coniugazion di mistero e fatiche,
forza primordial che dal cielo affiora,
le api sono presenti e sono amiche. 81
Tema intrecciato di fauna e di flora,
miscelato con l’enzima, puntuale,
miele, salutar piacere d’ogni ora. 84
La regina nasce con pappa reale
e a quel volo nuziale è già versata,
del proprio rango compito e frattale; 87
viene all’aperto altera ed incantata,
si slancia in alto, azzurro celestino,
e sa quando tornar già fecondata, 90
abbandonando i fuchi a lor destino,
che pur nella stirpe esso è stato ascritto,
che è di perire per saper divino. 93
Regina, dopo il volo, fitto fitto,
ovidepone avvinta e dedicata,
filando sul sentiero sempre dritto, 96
che è poi questa sua sorte declinata,
e sarà snella quando andrà a sciamare
perché un’altra colonia sia formata, 99
le nostre api protese a volteggiare