Ricordi di Torricella
Memories of Torricella

Torricella nei primi anni della ricostruzione

Intervista con Antonio Di Iorio di lu banne

 

Antonio Piccoli di maone

28 novembre 2008

 

Ad agosto ho incontrato a Torricella il Maestro Antonio Di Iorio di lu banne, mi ha fatto molto piacere rivederlo.  Ora ha 93 anni, è un po’ affaticato ma ancora arzillo. E’ stato uno dei maestri della scuola elementare, quando c’era veramente il maestro unico, quando il maestro era “Il signor maestro”, quando anche se si incontrava fuori della scuola bisognava salutarlo con “Buongiorno signor maestro!!”, a voce alta. Per rispetto. Era un “valore” a cui i nostri genitori tenevano molto.

E poi è stato il commissario prefettizio di Torricella appena dopo la guerra.

 

Mi sono messo a chiacchierare un po’ con lui, d’estate c’è tempo, all’ombra della pineta è un’altra dimensione.  Parlando, del più e del meno come si fa d’estate, ho capito che aveva voglia di raccontarmi qualche episodio importante sulla storia recente di Torricella.  Allora, d’accordo con le figlie, ci siamo dati appuntamento per una vera intervista. Tanto d’estate si può fare, anche il giornalista, chi ce lo vieta?

 


Torricella 12 agosto 2008
Il giorno dell’intervista


Antonio Di Iorio di lu banne
1955

 

Antonio Piccoli - Allora, Maestro, che è successo appena finita la guerra?

 

Antonio Di Iorio - Appena rientrati dallo sfollamento, il primo commissario l’ha fatto Quirino De Laurentiis, nominato dagli alleati. Poi si è dimesso, non so il motivo, non mi ricordo, io ero ancora militare a Pescara.  Quando si è dimesso Quirino la guerra era finita ma praticamente stavamo ancora in piena lotta partigiana. Appena se n’è andato c’è stato un periodo di un interregno in cui la vecchia cricca che aveva comandato a Torricella prima della guerra voleva riportare al Comune nuovamente il Maestro Verna, il vecchio Podestà. A quel punto i socialisti di Torricella, con al comando Orlando Di Luzio, si sono ribellati ed hanno proposto a me. Il Prefetto di Chieti visto che non c’era accordo per un sindaco ha nominato me come Commissario prefettizio, dicendomi che così avrei avuto libertà di agire. Infatti in quel periodo ho potuto fare molte cose che gli altri manco si sognavano.

Per esempio sono stato io che ho ideato di fare il viale, pensando a un collegamento fra il Corso e la scalinata della pineta. In quel periodo a Torricella c’era l’ing. Rea di Roma, era l’ingegnere delegato dal governo che si occupava degli “sgombri” e della ricostruzione.  Ne ho parlato con lui che poi ha fatto venire un architetto, amico suo, da Roma.  A lui ho detto che mi doveva studiare bene come mettere le casette popolari che dovevamo costruire e come inquadrare il Monumento con il Corso. E le ha disposte così come si vedono adesso, sistemate in modo da allargare alla fine verso la pineta, una sopra l’altra in modo architettonico.  Uno adesso li vede e gli piace ma questa soluzione è stata studiata attentamente.

Ora è la caratteristica principale del paese: Dal Corso, per mezzo di un viale alberato, si apre lo scenario della pineta con all’apice il monumento ai caduti. Un’insieme perfetto.

E pensare che in tutta quell’area non c’era niente, era “l’are di quirine”, ci stavano solo “mucchie”, cani, porci e galline.

 

Antonio Piccoli - E la vigna mezz’a la piazza, come si dice a Torricella quando è una cosa vecchia.

 

Antonio Di Iorio – E sì!  Qui si trescava e ci pascolavano le pecore.

 

Ma questo l’ho potuto fare perché ero commissario prefettizio. Se ero sindaco ci voleva la maggioranza e dovevo chiedere a Tizio, Caio e Sempronio e non si sarebbe fatto niente.

La disposizione delle casette popolari

 

Antonio Piccoli - Poi che altro ha fatto?

 

Antonio Di Iorio – Poi abbiamo aggiustato il palazzo scolastico. Il provveditorato di Chieti non la voleva riconoscere perché diceva che al secondo piano il soffitto era troppo alto.

Allora, tramite Don Michele Persichetti, che era stato il Presidente della Provincia di Chieti, siamo riusciti a far venire un’ingegnere delle Opere pubbliche de L’Aquila che ha fatto il progetto per abbassare i solai. A costruirlo poi ci ha pensato  Mastr’Antonio di capè.

Dopo ho fatto sistemare Via Bellini. Infatti appresso alla scuola c’era un marciapiede isolato e a un paio di metri sotto il marciapiede c’era uno spiazzale con le case di “chisse di taccunelle”, “di lu Bionde” e altra gente.  Era molto pericoloso, specialmente d’inverno quando c’era la neve e non si vedeva niente.  Allora ho dato a quelle famiglie il terreno gratis e gli ho imposto di avanzare davanti e costruire le case in fila e così si sono messi dritti con la strada.  Poi negli anni sessanta, appresso a quelle case, ci hanno fatto anche l’Ufficio Postale.

Ma la cosa che più ci tengo a raccontare è come abbiamo ottenuto dal Genio Civile di Chieti i finanziamenti per la ricostruzione.

C’era il problema dei fondi per la ricostruzione.  Noi avevamo cominciato a sistemare ed a ricostruire il paese ma i soldi promessi dallo stato non arrivavano.  A Torricella c’era il Dott. Travaglini della Brigata Maiella, faceva di mestiere una specie di factotum, “s’impicciava” di tutto. Per mezzo di lui siamo riusciti ad ottenere un’auto ambulanza, altrimenti non sapevamo come andare a Chieti.  Così prendemmo il coraggio io e una ventina di giovani, tutti dentro l’autoambulanza, facemmo questa specie di spedizione a Chieti. C’era pure Pietrantonio d’antrille. Quando arrivammo al Genio Civile, discussioni, urla, invettive.

 “Vogliamo i soldi per la ricostruzione!!!”  strillavamo.

“ E si!!!  Se li do a voi poi li devo dare a tutti” rispondeva l’ingegnere capo.

“Non ce ne frega niente se non ci date i soldi non ce ne andiamo da qui” rispondevamo noi.

Alla fine ci concesse tre milioni.  Immagini tu?  Tre milioni di quei tempi erano soldi!!

Tornammo a Torricella tutti felici e contenti.  Alla sera ci stavano ad aspettare una “frotta” di gente.

C’era pure “Zi Minghe di tinare” insieme ad altri che volevano i soldi.

“L’ingegnere capo aveva detto che ce li dava a noi” dicevano quelli che già avevano speso un po’ di soldi per ricostruire.

“L’ingegnere ha detto ma qui comando io” risposi io sicuro, e feci la mia proposta: “Se vogliamo andare avanti allora metà vanno a quelli che hanno ricostruito e metà a quelli che devono ancora fare i lavori.”

 

In questo modo con un po’ di pazienza accontentai tutti.  Stabilii che il geometra che seguiva un dato lavoro doveva prescrivere i materiali che gli occorrevano per una settimana e una volta compilata la lista la dovevano portare alla segreteria del Comune. Il mattino seguente, puntualissimi, arrivavano da Casoli i quaccheri, i volontari mandati dal governo americano per aiutare gli italiani alla ricostruzione. Questi prendevano le richieste, andavano in giro per le varie fornaci, caricavano e riportavano i mattoni, il cemento, la sabbia eccetera. A quel punto io li pagavo e la parte equivalente li davo a quelli che già avevano costruito.  Metà e metà.

E così tutti, più o meno d’accordo, iniziarono la ricostruzione e i torricellani si rifecero la casa.

 

Poi ricordo che nel “46 ho dovuto organizzare le prime due elezioni dell’Italia del dopoguerra, la prima, difficilissima, per il referendum Monarchia-Repubblica, dove vinse la Repubblica e la seconda , anch’essa combattuta, per l’elezione del primo sindaco dopo l’era dei Podestà, dove vinse Antonio Teti di fidiriche.

 

Tante cose ci sono ancora da dire ma le cose  più importanti a cui tengo molto a ricordare, che ho fatto io durante i dieci mesi di commissario, le ho dette :  è l’idea della disposizione del viale e delle casette popolari inquadrate con la pineta e poi il viaggio a Chieti con l’auto ambulanza per ottenere i soldi per la ricostruzione.

 

Antonio Piccoli - Grazie maestro e buona salute!

 

Antonio Di Iorio - Ciao Antò, “grazie e a staltranne”

 

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Nota: Avevo dei dubbi su i commissari succedutesi nei due anni del dopoguerra, dal giugno 44 al metà del 46, perché sapevo che era stato commissario anche Antonio Porreca di pilucche. Ho chiesto e mi è stato riferito che effettivamente appena finita la guerra, ossia da quando è stata liberata Torricella, il primo commissario fu Quirino De Laurentiis, era stato nominato dagli alleati. Lui ebbe il compito di sovrintendere allo sgombero delle macerie ma lo portò avanti solo per tre-quattro mesi, poi si dimise, anche perché lui aveva molte attività già di suo, il frantoio, il mulino, la gestione della corrente elettrica.  Siamo quindi a novembre del 44.  A lui successe Antonio Porreca di pilucche, aveva un negozio di vini e oli, che durò ancora per altri pochi mesi, sino a settembre del 45.  Quindi arrivò Antonio Di Iorio, nominato dal Prefetto, che durò sino al giugno del 46 quando si fecero le prime due elezioni: quelle amministrative ed a Torricella fu eletto Antonio Teti di fidiriche, il candidato della Democrazia Cristiana, e quelle del Referendum Monarchia-Repubblica in cui vinse la Repubblica.

 

 

   

: Saturday, December 06, 2008