Massimo Ficca  (chis di Ruscie)

Con questo io non pretendo di aver condotto ricerche che mi facciano un esperto sulla vita di  Don Francesco a Torricella o dei i suoi chierichetti, questa non e` certo una biografia.  Questi sono solo alcuni avvenimenti rimasti nella mia memoria, probabilmente anche distorte. 

Non avevo ancora ricevuto la prima comunione, quando la parrocchia di San Giacomo Apostolo di Torricella Peligna fu` affidata a Don Francesco. Era gosto di 1954. Ricordo che tutti i bambini furono messi in fila per dargli il benvenuto, all'incrocio della strada per Pennadomo, Don Francesco veniva da Roccascalegna, che era stata la sua precedente parrocchia.  Mi apparve un uomo alto snello ma non tanto giovane, la sua fronte era un po troppo alta. Portava gli occhiali ed aveva un discreto naso. Non saro` stato il solo a notare il naso perche` piu in la`, le liriche del ritornello della nota canzone, "Papaveri e Papere". Furono cambiate con queste: " tu sai che Do Francesco ha il naso lungo lungo che tutto vuol sapere..." Queste liriche, piu che al suo naso, furono attribuite alla sua reputazione di voler essere a conoscenza di tutto cio che succedeva.  Don Francesco non nascondeva questo suo lato anzi lo sottolineava dimostradoci un dito medio mancante la parte anteriore. Lui diceva che da bambino la sua curiosita` gli fece inserire il dito nella macchina del granturco.  Ricordo anche che su quel naso spesso dimostrava la sua capacita di bilanciarvi una candela accesa e posta su un candelabro con un palo lungo.  Questo lo faceva in sacrestia difronte ai suoi chierichetti.    

Don Francesco ebbe quasi un tempestivo, impatto su Torricella, che certo non manco` di elogi e mormorii. Fu un magnete per giovani e bambini ma tenuto sottocchio da uomini, diciamo, prudenti a cambiamenti. Nel giro di pochi anni don Francesco cambio` la vecchia chiesa di San Rocco in una sala publica (ONARMO) a pian terreno con la casa parrocchiale al primo piano. Costrui` una nuova chiesa di San Rocco e fece ristorare la Chiesa Maggiore. La sala dell'ONARMO divento` il Club di Torricella, Vi mise un televisore dove tutti i parrochiani potevano andare a vedere i loro programmi preferiti, fra i piu` noti ricordo:  L'ascia o Raddoppia, il Musichiere e Luyi ed Io con Lucille Ball.  Nell ONARMO vi erano anche un bigliardino e un tavolo da Pinc Ponc, carte da gioco ed altri passatempi che ora non ricordo. In questa sala, si teneva annualmente il festival della canzone dei piccoli di Torricella. Subito dopo il suo arrivo incoraggio` i giovani a partecipare alla Gioventu` Cattolica. Diete tale importanza ai periodi Festivi come l'Avvento, la Quaresima o il mese di Maggio che quasi divento una necessita` attendervi. I presepi dovevano avere quache cosa di diverso ogni anno. La nascita del Bambino Gesu` doveva esser una sorprese quasi misteriosa. Un'anno Don Francesco fece costruire una grade stella sopra l’Altare Maggiore, dentro la quale vi pose la Statua del Babino Gesu e la copri` con un telo. A mezza notte in punto, alla  prima nota del Gloria, il telo fu tirato giu` e la statuetta di Gesu` apparve nel baglire della stella. Istitui` Fioretti Quaresimali con  confessione e Eucarestia per vari gruppi divisi in eta` e genere. Insisteva che almeno nove chierichetti fossero presenti per le Messe della Notte di Natale e di Pasqua. I chierichetti piu` anziani avevano l'onore di fare "Le Bolline" che includeva suonare la campanella durante la Consacrazione, mentre i meno seniors facevano il messale, che allora veniva spostato ritualmente da destra a sinistra dell'altare. I piu` giovani portavano le candele (una di quelle col palo lungo che Don Francesco bilangiava sul naso) o facevano gli attendenti.

  Don Francesco  sapeva tener a bada i suoi chierichetti, i ceffoni e tirate d'orecchio non mancavano. Come tanti ricordano io fui uno di quelli che sentirono I cheffoni di Don Francesco. Pero` posso dire sinceramente di non averli meritati. Non ho mai saputo chi fu il vero colpevole.

Don Francesco ci diete la possibilita` di fare cose e visitare paesi che tanti di noi non avremmo mai potuto fare o visitare a quell'eta`.  Col suo topolino, poi la Cinquecento e molto piu` tardi ‘lOttocetocinquana, ci conduceva nei paesi circostandi; Penna Domo, Rocca Scalegna, Montenero, Gessopalena. Per i bambini di oggi cio` puo` sembrare niente anzi sez'altro li fara` ridere, ma io in quei paesi non c'ero mai stato prima di Don Francesco, anzi non credo che ero mai stato in auto prima dei sette anni. Tutti i Chierichetti ricorderanno le gite di Pompei, Assisi, Loreto e Cascia. Anche se spesso dovevamo sedere sul motore dell'autobus di Teti ( di La Sciabilette) tutta la notte. Ricordo che si partiva verso le due per arrivare a Pompei presto Sabato mattina. Sabato sera si domiva in uno dei vasti dormitori del Santuario e si tornava a casa Domenica sera. Sull'autobus non si dormiva mai, Ottobrini era sempre fornito di numerose barzellette che ci tenevano svegli. 

La carriera di un chierichetto di Don Francesco incominciava con la prima Comunione, sette anni circa, e finiva con l'esame di terza media. Io incominciai la mia carriera una sera poco dopo il Corpus Domini. Ricordo di aver con me una cotta nuova cucita dalle mie sorelle, Luisa e Rosa.  Anche il merletto che ornava le braccia e la pedana della Cotta fu fatto all'uncinetto da loro. I chierichetti miei seniors erano: Eugenio e Enzo di Cape`, Ottobrini,  e Alessandro di Edemondo. Questi erano gli anni prima del  Secondo Concilio Vaticano. La messa era in latino e noi bambini facevamo fatiga a risponder. Specialmente nel suscipiat. Pronuncevamo le prime e le ultime due parole separate da lungo mormorio.  In un periodo di vacanza, torno` dal seminario Giugliano Palizzi, e fu dato a lui il compito di educarci a rispondere alla messa, ma non ricordo che sia stato un gran successo nonostante la santa pazienza di Giuliano.  

Ricordo di aver servito l'ultima messa verso la fine di luglio del 1962, avevo quattordici anni. Le risoluzioni del secondo Concilio Vaticano erano appena introdotte

Spero che questo sia solo un' inizio di questa pagina, e che altri avranno ricordi piu` interressanti e precisi dei miei. . 

I do not pretend to be an expert of Don Francesco’s life in Torricella, nor of his altar boys, this certainly is not a biography. What is written are only some events preserved in my memory, possibly even distorted.

I had yet to receive First Communion, when Don Francesco became the Parish Priest of San Giacomo Apostolo in Torricella Peligna. It was August of 1954. I remember that all the children were asked to line up at the intersection of the road to Pennadomo. Don Francesco came from Roccascalegna, his previous parish. My childhood memory recalls him to appear tall, slim and not so young. His hairline was well receded. He wore glasses and I recall his nose was "outstanding". I do not think I was the only one to notice the nose, because later the lyrics of a then popular song, Papaveri e Papere" were changed to "You Know that Don Francesco has a long, long nose, that all wants to know…". But these lyrics, more than commenting on his remarkable nose, vocalized his reputation of wanting to know every thing that went on in town. He never tried to hide this part of his character; on the contrary, he reinforced it by showing the missing front part of his middle finger. He boasted that, as child, due to his curiosity, he inserted the finger in the corn-shredding machine. I also remember him, with pride, demonstrating his ability to balance, on his nose, a lit candle, placed on top of a long candleholder. He would do this in the Sacristy to the amusement of the altar boys.

Don Francesco had an immediate, noticeable impact on the whole town, which certainly did not lack praise and rumors. He was a magnet for the youth and children but the more conservative men were cautious. In the first few years, Don Francesco changed the church of San Rocco into a public hall "L’ONARMO" at ground level and the presbytery on the first floor. He constructed a new Church of San Rocco and restored the main Church. The hall became the town club. It had a television set so all townspeople who did not have one at home (at the time that was the majority of the people) could go and watch their favourite show. I remember many times going to watch a quiz show called "Quit it or Double it", a musical quiz show called "Il Musichiere" and also a dubbed version of "Lucy and I" starring Lucille Ball. In the hall there was also a soccer game table, a ping-pong table, card games and other pastimes that with age I can not recall. In later years the hall held an annual children's musical festival.

He encouraged the youth to join the Catholic Youth Group. He gave a new meaning to the Catholic Festivities such as Advent, Lent and the adoration of Mary during the month of May, so much so that attending became a quasi necessity. The Christmas Crib had to have some thing new every year. The representation of the birth of Christ had to be somehow a mysterious surprise. One year he requested the construction of a big star above the main altar and placed in it a statue of the Baby Jesus. He covered the star with a curtain to hide it from the parish. At midnight, when the first notes of the Gloria rang out, the curtain was removed thus revealing the Baby Jesus in the glimmer of the star. During the periods of Lent he celebrated the rite of Penitence and of the Eucharist for various groups according to age and gender.

He insisted that a minimum of ten altar boys had to serve mass at Christmas and Easter. The more senior of the group had the honor of ringing the bell during Consecration, the less senior had the job of the ritual moving of the Missal from left to right of the alter. The younger ones carried the candle (one of those balanced by Don Francesco on his nose) or were only standing on the altar.

Don Francesco knew how to keep the alter boys in their place. He did not hesitate to give us a "clip behind the ears". I certainly received a few "clips" and, honestly I can say, I wasn't the culprit, most of the boys will remember as I do. But, he also gave us the opportunity to do things and visit places that many of us would not have been able to do in those days. First with his Topolino, later with his FIAT Bambino (500) and much later with his Fiat 850cc, he gave us the chance to visit all the surrounding towns. Today’s children would consider this ridiculous, but at seven years of age I had not yet been in a car. Every one of those altar boys would remember the bus trips to Pompeii, Assisi Loreto and Cascia, even if often we had to sit on the box over the motor of the bus of the TETI line (chisse di la sciabilette). I remember that we would leave at approximately 2:00am so we could arrive at Pompeii early Saturday morning. Saturday night we slept in back-packers type dormitories within the sanctuary of our Lady of Rosary. We would return home Sunday night. We never slept on the bus, Ottobrini was always well equipped with jokes to keep us awake.

An altar boy’s "career" commenced at the First Communion and ended after grade 8. I started my "career" an evening soon after the feast of Corpus Christi. I remember going to church that night with a new white surplice sewn by my two older sisters, Luisa and Rosa. They also crocheted the lace that decorated it. The altar boys senior to me were Eugenio, Enzo di Cape`, Alessandro and Ottobrini. These were the times before Vatican II, the mass was in Latin and it was difficult for us children to respond, especially at the "Suscipiat". We would pronounce the first two or three words followed by a long mumble. During a period of vacation Giuliano Palizzi (who was related through his father to my mother, and through his mother to "chisse di Bindett" and therefore to Giuseppe Cionna, who has contributed extensively to this page) came back from the seminary. He had the task to teach us to respond correctly. I do not recall it a success, despite Giuliano's patience.

I remember serving the last mass some time in July 1962. I was fourteen years of age. The implementation of the Vatican II resolutions had just begun.