La chiesa di S. Giacomo Apostolo chiude per il crollo del tetto
di Antonio Piccoli

Il 28 dicembre la chiesa di Torricella , la chiesa di S. Giacomo Apostolo, la chiesa parrocchiale, dopo appena 9 anni dalla riapertura, è stata nuovamente chiusa alla frequentazione dei fedeli.

Il 27 dicembre, Don Giuseppe Di Pietrantonio, il parroco di Torricella fa subito un telegramma al Comune di Torricella, ai Vigili del fuoco di Casoli, alla Soprintendenza alle Belle Arti di Chieti, alla Protezione Civile de L’Aquila Showing the area of the roof that has collapsed, temporarily covered with a plastic sheet.e alla Curia Arcivescovile, per un pronto intervento in quanto era crollato una parte del tetto. I primi a giungere sul posto, il 28 dicembre mattina, sono stati i Vigili del Fuoco di Casoli e, accompagnati da un vigile del Comune di Torricella e da un carabiniere della locale stazione dei carabinieri, hanno constatato che il danno era grave e che parte della chiesa era in pericolo e quindi, pur aspettando che fosse redatto un rapporto da parte dell’ingegnere dei VV del fuoco, Ing. Barboni, per una eventuale ordinanza di chiusura da parte del sindaco, per il momento, per motivi di sicurezza, si ordinava di chiudere tutto.



Torricella Peligna - Chiesa di S.Giacomo Apostolo.
La zona del tetto che è crollata, momentaneamente coperta da un telo di plastica.

La notte di Natale era stata detta la Messa di mezzanotte anche se vi erano state delle avvisaglie di forte umidità nella zona della navata di sinistra (vedi foto), ma non si pensava che il tetto fosse crollato. Il giorno dopo, Don Giuseppe ha mandato un muratore per vedere cosa fare di pronto intervento. Inequivocabilmente il muratore ha rilevato che non si poteva fare niente perché la trave in ferro che reggeva le travi del tetto era ruotata e le travi in legno erano uscite dalle loro sedi, crollando.

Per il momento, come prima precauzione, è stato messo un telo di plastica pesante su tutta la zona crollata per evitare un minimo di infiltrazioni ( vedi foto), sperando che non nevichi , altrimenti c’ è da aspettarsi il peggio con il crollo anche della navata interna.

Ma come effetivamente stavano veramente le cose? Perché si è arrivati a questo punto? Sapevamo che da marzo 2004 già c’erano stati dei problemi ed allora perché non si è fatto niente?

Il 29 di dicembre sono stato a parlare con Don Giuseppe , che mi ha aperto gli incartamenti e fatto vedere tutte le lettere che aveva scritto per denunciare la situazione di gravità in cui versa la chiesa dal marzo 2004.

La parrocchia di Torricella annovera cinque chiese di cui tre nel capoluogo, S. Giacomo,S. Rocco e S.Antonio e due fuori paese, La madonna delle Rose e S.Agata. Fra queste chiese, S. Giacomo Apostolo e la Madonna delle Rose sono beni monumentali e quindi vincolate dalle Belle Arti. Ossia qualsiasi intervento, anche rifare un piccolo intonaco rotto o cambiare un vetro rotto deve essere sottoposto all’approvazione del funzionario delle Belle Arti. Ne consegue che nella chiesa di San Giacomo, anche se sta cadendo, nessuno può fare niente, neanche un puntellamento di pronto intervento: prima il progetto, poi l’approvazione del funzionario delle Belle Arti e poi i lavori.

Anche quando è stata ristrutturata, perché lesionata dal terremoto dell"84, le Belle Arti sono state sempre presenti a qualsiasi decisione ed a tutte le varianti in corso d’opera. Ricordo personalmente Don Ignazio Cocco quanto ha dovuto lottare per fare approvare la tinteggiatura oppure il tipo di infissi.

I lavori di ristrutturazione e consolidamento sono terminati nel 1990 ma la chiesa è stata riaperta al culto nel 1995 perché non c’erano i soldi per fare i lavori di pavimentazione, tinteggiatura , impianti elettrici e di riscaldamento. I pilastri della navata di destra e la parete di destra, sono stati consolidati con micropali. Inoltre è stata smontata la facciata, consolidata la facciata interna e poi rimontata pietra per pietra , tutte numerate. Quindi un lavoro a vedersi abbastanza certosino e sostanziale. In pratica la chiesa, a sentire i progettisti e l’impresa, veniva riconsegnata tutta ristrutturata e messa in sicurezza.

Chiesa di San Giacomo Apostolo.
Zona interna della navata di sinistra sotto il tetto crollato. Si nota la vasta area di umidità.

Purtroppo ciò non era vero. Dopo pochi anni si sono cominciate a vedere le prime avvisaglie di lesioni sulle colonne e sulle arcate sia nella navata di sinistra, sia nella navata di destra, sia nella retrofacciata.

Nel 2002 , precisamente il 5 di novembre, dopo il terremoto del 30 ottobre che devastò San Giuliano di Puglia , con tutti quei bambini intrappolati dal crollo della scuola, Don Giuseppe approfittando che il terremoto aveva dato un’altra piccola scossa, comincia a scrivere : al Sindaco, al Genio Civile di Chieti, ai Vigili del Fuoco di Casoli, alla Curia Arcivescovile di Chieti, Alla Soprintendenza di Chieti ed al Dipartimento di Protezione Civile dell’Aquila. Dice che ci sono diffuse lesioni e distacchi di intonaci su "volte e paraste" e richiede un urgente sopralluogo da parte dei tecnici.

Il 7 novembre interviene il tecnico comunale, Geom. Ottobrini, il quale ammette che da solo non riesce a valutare l’effetiva gravità e richiede l’intervento dei Vigili del Fuoco. Il 21 di novembre arrivano i Vigili i quali dicono che dal sopralluogo speditivo è difficile provare che le lesioni siano tutte attribuibili al terremoto. Che comunque vi erano le condizioni di sicurezza affinchè la chiesa fosse aperta ancora al culto.

( Quindi se questi primi danni non erano tutti attribuibili al terremoto si evince che le opere di ristrutturazione non erano state fatte granchè bene)

Passano altri due anni e le cose continuano a peggiorare, in particolare vi sono ampie zone ammalorate dall’umidità. In particolare la navata di sinistra e l’abside. Quest’ultima è talmente fracida che il parroco ha provveduto a coprirla con un telo bianco.

Qui in verità è stata fatta qualcosa a dir poco risibile o diciamo così "contraria alla architettura delle chiese". Immaginate un po’: Per rendere piu bello l’esterno dell’abside, ossia la sua convessità esterna, qualche "illuminato" architetto o ingegnere( e le Belle Arti ? ) ha pensato bene di togliere l’intonaco per mettere a vista le pietre del muro, come si fa sui muri verticali. A questo punto è naturale che quando piove sulla covessità , non essendoci un tetto oppure un intonaco particolarmente idrofobo, l’acqua penetra facilmente all’interno. Pertanto abbiamo l’esterno che è bello e pulito, ma nessuno lo vede perché sta dietro la chiesa , e l’interno, che sta sopra l’altare, dove una volta c’era il quadro di San Giacomo, e dove tutti i fedeli sono rivolti durante le preghiere, è umido e cadente e coperto da un telo bianco.

Stendiamo, appunto, un velo pietoso.

E passiamo a quest’anno

  1. Il 27 di marzo 2004 il parroco ha fatto la prima denuncia, sempre ai soliti enti, dicendo che vi erano lesioni diffuse e zone con forte umidità.
  2. Il 7 di aprile è venuto a fare il sopralluogo l’Arch. Celenza della Sopintendenza di Chieti che ammette che la chiesa ha bisogno di lavori urgenti per evitare altri danni dovute all’umidità diffusa, inoltre promette al parroco un suo interessamento per trovare fondi dalla Soprintendenza.
  3. Il 29 aprile l’Arch. Celenza risponde che purtroppo i fondi non ci sono e che l’ente che deve intervenire è la Curia, che dopotutto è la proprietaria della chiesa. Lo stesso giorno l’arch. Celenza scrive una lettera anche al Comune di Torricella richiamandolo ad intervenire con urgenza per la pubblica incolumità. ( Ma il Comune , come dice Don Giuseppe, ad oggi non è ancora intervenuto)
  4. Per fare comunque qualsiasi lavoro bisogna far fare un progetto, farlo approvare dalla Soprintendenza, far fare i preventivi, trovare chi sovvenziona, infine eseguire i lavori.

Passa nove mesi ma nessuno interviene e nessuno è disposto a dare una benchè minima sovvenzione per le opere di ristrutturazione.

Si è pensato di denunciare l’impresa che ha ristrutturato precedentemente, ma la Curia ha detto che ormai erano trascorsi molti anni dalla fine dei lavori e quindi si era fuori dalla garanzia.

( Io penso che una azione di denuncia all’impresa , al Direttore dei lavori, al collaudatore che ha detto che l’opera era stata eseguita "a regola d’arte", non sarebbe stata male, almeno per verificare quali opere sono state realmente realizzate e come sono state eseguite. L’importo si aggirò in circa 1 miliardo di lire, quindi abbastanza importante e un minimo di garanzie a lungo termine ci sarebbe dovuto pur stare o almeno una polizza assicurativa su eventuali danni imputabili alle opere eseguite)

Siamo così arrivati a questi giorni :

  1. Il 27 di dicembre il parroco manda il telegramma ai soliti enti per intervenire con urgenza,
  2. il 28 di dicembre mattina intervengono i Vigili del Fuoco di Casoli che ordinano la chiusura, in attesa dell’ordinanaza del sindaco.
  3. il 28 pomeriggio arriva l’Ingegnere dei Vigili del Fuoco di Chieti, fa il sopralluogo per redigere il rapporto dei danni. Tale rapporto sarà poi trasmesso urgentemente al parroco ed al sindaco.

In attesa di questo rapporto, Don Giuseppe ha incaricato l’arch. Enzo D’Ambrosio di Pennadomo a redigere il progetto per la messa in sicurezza e la ristrutturazione del tetto. Tale progetto, almeno della puntellatura ed anche in forma schematica, dovrà essere sottoposto all’Arch Celenza della Soprintendenza per l’approvazione. Così si potrà procedere alla richiesta di preventivi delle varie imprese e stimare l’entità degli importi da finanziare.

Al momento sembra che la CEI, la Conferenza Episcopale, potrebbe finanziare un 25%, a condizione che intervengano anche i parrocchiani, e l’emolumento sarà proporzionale al numero dei parrocchiani.

Certo Don Giuseppe in quanto a chiese non è stato molto fortunato nella sua ancor breve presenza a Torricella . Da quando l’Arcivescovo di Chieti lo ha mandato a Torricella a sostituire di Don Roberto, ha visto chiudere una chiesa dopo l’altra .

Appena arrivato si è trovato con la chiesa di S.Antonio con il tetto rotto.

In questo caso già c’era un contratto firmato da Don Roberto con una impresa edile locale e lui l’ha dovuto , suo malincuore, rispettare, per non incorrere in ritorsioni come i mancati utili dell’impresa. Questo ha comportato che, se pur il 50% dell’importo del preventivo, circa 25.000,00 Euro, fosse sovvenzionato dalla Regione Abruzzo, la restante parte doveva essere finanziata dalla parrocchia. Quindi , dopo aver bussato a tutte le porte e non essendo riuscito in alcun modo di avere altri finanziamenti, ha dovuto, suo malgrado, prendere un mutuo bancario di 25.000,00 Euro, che ancora sta pagando al ritmo di 2.150,00 Euro al mese. Sta alla 7° rata su 12.

I lavori del tetto si sono conclusi quest’anno ma dice Don Giuseppe "manca ancora di fare alcuni lavoretti all’interno e rifare le suppelettili e… non c’è più una lira". Pertanto non è stata riaperta. Ad oggi, inoltre, già ci ripiove dentro .

Nel mentre, il 3 luglio del 2003, gli è arrivata una ordinanza comunale di chiusura al culto della chiesa di S.Rocco, perché il tetto è in eternit e quindi dannoso per la salute perché contiene amianto. Deve essere appositamente smaltito nelle dicariche appropriate e rifatto un nuovo tetto Il sindaco inoltre, perentoriamente, nell’ordinanza dice che i lavori dovranno essere eseguiti in 60 giorni altrimenti li eseguirà il comune a spese del parroco. Don Giuseppe chiede dei preventivi e si accorge che tale lavoro dovrebbe ammontare a circa 100.000,00 Euro. Si rivolge nuovamente alla Regione Abruzzo ma questa gli risponde che non può erogare altri soldi per un’altra chiesa della parrocchia se non sono passati tre anni dal precedente finanziamento per la chiesa di S.Antonio.

Intanto chiede al sindaco una proroga perché è praticamente senza una lira, con ancora il mutuo per S.Antonio da pagare. A settembre scorso , passati i tre anni dal precedente finanziamento, ha fatto la richiesta alla Regione, ma ad oggi non ancora ha avuto alcuna risposta.

Dice Don Giuseppe:

"Ma anche la palestra della scuola media e il mercato coperto hanno il tetto in eternit e anche per queste strutture, che non sono della parrocchia, è stato richiesto di fare subito i lavori ma ad oggi non è stata ancora fatto niente".

A questo punto, dopo il 28 dicembre, non c’è più una chiesa a Torricella. Rimane solo la Madonna delle Rose o S.Agata di Colle Zingaro per officiare la santa messa. Ma sono molto lontane dal centro abitato. Ed è difficile che tutti i giorni i fedeli, per lo più donne anziane, possano affontare un viaggio di circa 4 Km.

Quindi , insieme ad alcuni parrocchiani , si è pensato " visto che la scuola media e il mercato coperto non sono stati chiusi, perché deve essere chiusa solo la chiesa?" e quindi "torniamo per il momento alla chiesa di San Rocco" .

Anche nel 1991, Don Ignazio, che non riusciva in alcun modo a far concludere i lavori della chiesa, la notte di Natale costruì con i mattoni e le tavole, che erano nella chiesa, un altare e, contravvenendo alle disposizioni di sicurezza di un cantiere ancora aperto, chiamò tutti i parrocchiani a celebrare la messa di mezzanotte. Questo atto di disobbedienza scosse le autorità che successivamente si diedero da fare per reperire i fondi e far chiudere i lavori.

Speriamo che anche adesso quest’azione di protesta serva a qualcosa.

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